ASPETTATIVE ,BILANCIO E RIFLESSIONI SULLA STAGIONE DELLA VIRTUS TRAPANI di Valerio Napoli
Ho deciso di scrivere il mio pensiero sulla stagione appena conclusa perché ho il piacere di condividere le emozioni che quest’anno mi ha regalato.
Vorrei iniziare da quando Sergio mi ha contattato per affidarmi la gestione tecnica della prima squadra: da un lato ero felice di accettare, dall’altro nutrivo dubbi sulla mia capacità di gestire allenamenti e partite dopo nove anni di assenza dai parquet. Alla fine, ho accettato sulla base di un progetto incentrato sul divertimento, vivendo alla giornata con la convinzione che col tempo tutte le difficoltà iniziali sarebbero state superate. Durante l’anno, i propositi iniziali sono stati rispettati, con la ciliegina sulla torta rappresentata dalla vittoria del campionato.
Desidero ringraziare:
- La Virtus, che è una grande famiglia, gestita in modo esemplare da Sergio, Gianni e Michele;
- I tifosi, che ci hanno sempre sostenuto, anche in trasferta;
- Lo sponsor REMAX, che ci ha accompagnato con entusiasmo e costante presenza;
- I miei giocatori, veri protagonisti della stagione, che con pazienza mi hanno sopportato. Sul finale, quando le energie erano ridotte al lumicino, hanno messo cuore, anima e “cazzimma” per raggiungere questo grandissimo risultato.
Un ringraziamento a tutte le società affrontate durante l’anno: con la loro passione e intensità agonistica hanno reso questo campionato affascinante.
Un ringraziamento speciale va a due società:
- La Multimedica Basket Academy, che ci ha consentito di tesserare Antonio Pace alla chiusura del mercato: un vero valore aggiunto per questo gruppo fantastico.
- Il Ribera Knights, grande avversario in finale playoff. Una società organizzata, dirigenti disponibili e corretti, un pubblico caloroso (con l’eccezione di una piccola minoranza non rappresentativa). Hanno contribuito a rendere la finale uno spettacolo degno di altri palcoscenici.
L’unica nota stonata del campionato? Due personaggi in cerca d’autore (senza scomodare Pirandello, che ne contava sei). Persone in cerca di gloria e protagonismo, senza riuscirci. Uno di loro ha percorso 200 km per venire a provocare i miei giocatori, comportandosi come un capo ultrà carico d’astio. L’altro, invece, ha tifato contro senza un motivo chiaro. Da noi, nonostante una sconfitta contro la sua squadra, era stato salutato con rispetto; lui, invece, dopo una sconfitta nella fase a orologio, non ha ricambiato, e in gara 2 si è rivolto verso la nostra panchina con insulti ripetuti (e non sono stato l’unico: anche altri allenatori hanno subito comportamenti simili, documentati da immagini e testimoni). Devo riconoscere che la sua società si è dissociata prontamente da tali atteggiamenti, dimostrando sportività.
Mi permetto due consigli:
- Chi fa sport sa che si può vincere o perdere. Le sconfitte vanno accettate con fair play: da queste si riparte per migliorarsi (e si dovrebbe farlo anche dopo una vittoria). Dopo gara 2, ero arrabbiato solo con me stesso, perché non avevo gestito squadra e partita nel modo giusto. Mi sono concentrato su come migliorare la situazione, non su accuse verso altri.
- Invece di arrabbiarsi con gli altri, perché non chiedersi: “Come mai una squadra con un potenziale offensivo da 90 punti ne fa solo 58 e 68?”
Non volevo parlarne, ma la delusione e la rabbia erano troppe. È inaccettabile che nel 2025 ci siano ancora persone che sfogano le proprie frustrazioni offendendo gli altri.
Cosa farò il prossimo anno?
Sinceramente non lo so. Se continuerò ad allenare, dipenderà da una valutazione attenta del mio stato di salute, dalla mia testa e, soprattutto, dal mio cuore.
Grazie a tutti, un grande abbraccio.
🏀💙💛